La Val Venegia

Boschi, pascoli, ghiaioni e pareti dolomitiche costituiscono il fascino della Val Venegia, una delle aree a più elevato pregio naturalistico e paesaggistico.

La Val Venegia, parte alta del bacino del torrente Travignolo è uno dei luoghi più frequentati del Parco per la sua facile accessibilità e il contesto paesaggistico che offre. È una tipica valle di origine glaciale, raccolta fra il banco dolomitico della catena settentrionale delle Pale di San Martino, il Castelaz e la Costazza. Vi sono interessanti affioramenti lavici nei pressi del Passo della Venegiotta, sul costolone fra il Mulaz e Passo Valles. Dai pendii erbosi dolcemente ondulati della Costazza e del Castelaz, che fronteggiano la catena settentrionale del gruppo delle Pale, si ammira il panorama forse più celebrato di questo sistema dolomitico, che abbraccia il Monte Mulaz e il Cimon della Pala. Il toponimo "Venegia" deriva da "Venezia" poiché nei secoli passati i tronchi tagliati nella foresta di Juribrutto erano destinati ai cantieri della Serenissima: essi venivano trascinati al Passo Valles e trasportati via acqua lungo il corso dei torrenti Biòis e Cordévole. La catena settentrionale delle Pale è un banco di Dolomia dello Sciliar della potenza (cioè dello spessore) di oltre 1200 metri, fratturata da alte forcelle ghiacciate e modellata dall'azione del gelo. Di questa catena fa parte la cima più alta delle Pale di San Martino, la Cima della Vezzana (3192 metri). La tipica morfologia dolomitica di queste montagne si manifesta con cime aguzze e canaloni profondi che si aprono su conoidi detritici ampi e assai attivi, appena colonizzati dalla vegetazione nella parte più bassa. Nelle praterie alpine verso la testata della valle, la marmotta (Marmota marmota) scava tane sotterranee anche di notevole estensione. Questo simpatico roditore vive in colonie i cui membri fanno a turno la guardia per difendersi dai predatori, principalmente aquila e volpe. Non appena ne compare uno, la sentinella emette un caratteristico fischio, singolo o a ripetizione a seconda che il pericolo venga dal cielo o da terra, che allarma il resto della colonia, diminuendo così le probabilità di successo del predatore. Durante i mesi invernali le marmotte vanno in letargo e rallentano le attività vitali, per risparmiare energie e aumentare quindi le possibilità di sopravvivenza. Lungo le rive del torrente Travignolo sono presenti alcune specie vegetali tipiche delle aree umide, tra cui la rara Carex microglochin, un piccolo giunco per la cui salvaguardia il Parco ha avviato uno specifico progetto. I pascoli circostanti sono caratterizzati da una notevole ricchezza di specie floristiche, tra cui numerose orchidee. La Val Venegia permette anche di avvicinarsi al mondo dell'allevamento: i pascoli delle due malghe presenti, che oggi offrono anche servizio di ristoro, sono frequentati durante i mesi estivi da vacche allevate per la produzione di latte, da cui si ricavano rinomati formaggi.

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