Urogallus 2016 – Grande partecipazione

Le ultime esperienze di studio alpine/europee sul Gallo cedrone si sono confrontate a Primiero il 26 e il 27 ottobre

Il Gallo cedrone, il più grande fra i galliformi italiani, è ormai scomparso dalla maggior parte delle foreste delle Alpi ma è ancora presente nel Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino con una popolazione di qualche centinaio di esempari.

È una specie che rientra nell’elenco delle specie tutelate dalla normativa europea, la cosiddetta “Direttiva Uccelli”.

Per il Parco Paneveggio Pale di San Martino è una “specie bandiera”, come ha ricordato il Direttore, Vittorio Ducoli, introducendo i lavori del Convegno internazionale svoltosi lo scorso 26 ottobre a Primiero: forse la specie più rappresentativa dello stato di salute generale del territorio. Per questo il Parco ha condotto, negli scorsi anni, una importante ricerca, affiancato dall’Università di Friburgo (Germania).

La giornata ha visto la partecipazione di circa 150 persone, giunte da molte regioni dell’arco alpino. La maggior parte dei partecipanti era costituita da tecnici e gestori territoriali e forestali, ma non mancavano in sala esperti della specie, cacciatori e semplici appassionati. Il convegno ha sintetizzato i propri obiettivi nello slogan “Conoscere per gestire meglio”, che sottolinea l’importanza della ricerca sulla specie al fine di indirizzare sempre meglio gli sforzi per la sua conservazione.

L’intensa giornata ha visto gli interventi, in qualità di relatori, di docenti ed esperti europei: oltre alla professoressa Ilse Storch, dell’Università di Friburgo, che ha coordinato a livello scientifico la ricerca condotta negli scorsi anni dal Parco, erano presenti i maggiori esperti di gallo cedrone a livello alpino, Emmanuel Menoni, Pierre Mollet, Hubert Zeiler, Joy Coppes. Tutti gli interventi hanno evidenziato che nonostante gli sforzi di conservazione la specie ha subito negli ultimi anni un declino pressoché costante, anche se non mancano situazioni locali che possono far ben sperare per il suo futuro.

Gli articolati risultati della ricerca sulla specie condotta nel Parco sono stati illustrati da Luca Rotelli, da Piergiovanni Partel e da Michael Berchtold. Particolare rilievo è stato dato al fatto che le conoscenze acquisite hanno permesso di calibrare meglio le misure di conservazione specifiche, che oggi sono parte integrante del Piano del Parco recentemente approvato dalla Provincia Autonoma di Trento.

La grande partecipazione, accompagnata dall’unanime apprezzamento emerso per il lavoro svolto dal Parco, sottolinea l’importanza delle informazioni acquisite sulla biologia, ecologia ed etologia di questa specie. Dal pubblico e dai relatori è emersa la necessità di consolidare la rete di relazioni tra coloro che sulle Alpi si occupano di questa specie, al fine di scambiare dati, esperienze e buone pratiche.

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