Sentiero Etnografico del Vanoi – Percorso della Montagna

6.5 km 694 m 1885 1162

È il punto finale del Sentiero Etnografico del Vanoi, progetto ecomuseale ad ampio respiro che il Parco ha attuato - e gestisce in collaborazione con l’Ecomuseo del Vanoi - nel territorio di Canal San Bovo, nella frazione di Caoria e delle boscose valli che la sovrastano come la Valzanca e la Valsorda. L’erba, il legno e la mobilità e, ancora, l’acqua, la pietra, la guerra e il sacro sono i temi che fanno del Sentiero un “viaggio nel tempo e nello spazio”.

PARTENZA E TEMPI

Da Caoria a Ponte Stel il percorso a piedi ha la durata di circa 1 ora. Pont de Stel, dove si trova la Segheria de Valzanca è il punto di partenza del Percorso della Montagna. Da Pont de Stel a Malga Miesniotta 2 ore e 30. Nella stagione estiva il sabato è possibile avvicinarsi fino alla Casina Forestale di Valzanca ad un ora e mezza dalla malga utilizzando la navetta per la malga Fossernica di Fuori. Ad ogni bivio del Sentiero è indicato il tempo di percorrenza per il luogo successivo.

DISLIVELLI

Il percorso si snoda dall’abitato di Caoria, a 845 metri di quota e Malga Miesnotta di sopra a 1879 metri di quota. Si passa da Prà de Madego (m.1101), e dalla Siega di Valzanca (m. 1128).

DESCRIZIONE DEL PERCORSO

Il percorso da Ponte Stel verso la Malga Miesnotta si snoda lungo uno dei quattro anelli tematici che costituiscono il Sentiero Etnografico, quello della Montagna, dedicato all’utilizzo dei campivoli, collocati a quote diverse, in modo da favorire l’uso ottimale dei pascoli da giugno a settembre. Gli altri sono l’Anello della Val, il cui filo conduttore è la vita stagionale in paese e la religiosità dei suoi abitanti. Alla fienagione è dedicato l’Anello dei Pradi che prevede la visita a Prà de Madego dove è allestita una mostra sulla fienagione, mentre l’Anello del Bosc che sale lungo la Valsorda, è dedicato alla coltivazione e utilizzo del bosco. Durante il percorso una sosta alla Siega de Valzanca, permette di osservare una segheria idraulica multistadio alla “Veneziana” (unica nel suo genere sul versante meridionale delle Alpi), alimentata con l'acqua del torrente Valzanca, nata nel 1870 e stata ricostruita nel 2001 e messa in funzione dall'Ente Parco. Occorre risalire la Valzanca per portarsi all’alpeggio della Malga Miesnotta di sopra (nell’uso locale Vesnòta de sóra). Siamo nel cuore del Lagorai, sopra troviamo Cima Cece m. 2754, la più alta del Lagorai. La malga è stata considerata un ottimo esempio, ben rappresentativo e ben restaurato, di malga risalente al Primo dopoguerra. Per questo motivo la malga è stata studiata e valorizzata dal Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina con un progetto multimediale ed inserita nell’Itinerario Etnografico del Trentino. Ancora oggi l’occhio attento riesce a scorge tra i materiali di costruzione della casèra molti residuati bellici.

Dopo Ponte Stél, si attraversano zone un tempo a prato e oggi rimboschite ad abete rosso. Era zona di guerra, questa, e sono stati trovati larici circondati da filo spinato all’altezza di due-tre metri dal suolo: segno dell’allestimento di sbarramenti durante l’inverno. La malga è chiusa a nord dalle pareti porfiriche di Cima Cece e di Cima Valon fasciate da un continuo banco detritico che scende fino alla metamorfica Cima Miesnotta. Immediatamente sotto la malga si trova un laghetto, delimitato da un piccolo cordone morenico. Per visitare i luoghi del Sentiero si consiglia di partecipare alle visite guidate in calendario e di munirsi della pubblicazione “Sul cammino di una comunità Alpina”, in vendita presso i siti dell’Ecomuseo. Il testo è corredato da una cartina per ogni anello tematico. Viene consigliata anche la Carta Topografica per escursionisti del Parco che è possibile acquistare presso i Centri Visitatori del Parco. Viene consigliata anche la Carta Topografica per escursionisti del Parco che è possibile acquistare presso i Centri Visitatori del Parco.

LA MONTAGNA

Fin dal Medioevo lo sfruttamento dei pascoli a Caoria risulta intenso e rigorosamente disciplinato. I pascoli erano beni comunali per eccellenza, ma parecchi montes appartenevano a grossi proprietari esterni. Possiamo immaginare le grandi greggi transumanti, soprattutto di ovini, giungere sulle montagne di Caoria dal Vanoi, da Primiero, ma anche da Feltre e dal Veneto e fermarsi fino all’autunno. Negli oltre 500 anni trascorsi dall’inizio dell’alpicoltura alla metà dell’800, vi sono state importanti trasformazioni che hanno cambiato per sempre l’idea e l’utilizzo della montagna:

  1. la separazione tra gli usi di pascolo e quelli di bosco; prima il pascolo era dappertutto e coincideva con il territorio e il bosco era là dove eventualmente crescono le piante resinose: con le convenzioni del 1849, diventa prevalente l’interesse economico sul bosco, mentre il pascolo è confinato nei campivoli, accuratamente delimitati, e nelle alpi d’alta quota, sopra il limite della vegetazione arborea, e il diritto di pascolo in bosco è limitato da norme sempre più rigide;
  2. il graduale passaggio dall’allevamento di bestiame piccolo – pecore e capre - più adatto al pascolo brado, ai bovini, meno agili e più esigenti in materia di foraggio e acqua, con il conseguente spostamento produttivo da lana e carne ovina, a latte e suoi derivati;
  3. la cessione al Comune delle proprietà dei grandi possidenti esterni, Onigo e Ospedale di Feltre, a causa delle restrizioni sempre più rigide imposte al pascolo;

Da allora e fino alla soglia dei giorni nostri, lo scenario cambia: le mandrie che salgono alla montagnasono soprattutto di bovini, molti dei quali provengono dai pradi di Caoria o di altre frazioni del Vanoi. Gli spostamenti sono più ridotti e verticali, ma coinvolgono la popolazione e l’economia locale, diventando uno dei tasselli centrali di quella micromobilitàinterna conservata nella memoria della comunità.

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