Camoscio, cervo e ovino: uno studio per comprendere le interazioni

L’habitat naturale del cervo (Cervus elaphus) è costituito da estese formazioni boschive caratterizzate dalla presenza di frequenti radure al proprio interno, ma può spingersi anche più in alto in quota, oltre il limite del bosco, nei pascoli alpini. Il camoscio (Rupicapra rupicapra) vive dall’orizzonte sub-montano a quello alpino, dai 1500 ai 2500 m s.l.m. ed è legato alla presenza di versanti ripidi e rocciosi utilizzati come zone rifugio. Frequenta i boschi di conifere e latifoglie ricchi di sottobosco, intervallati da pareti rocciose, radure, canaloni ed aree a vegetazione arbustiva, praterie alpine e cenge erbose. Le femmine ed i piccoli durante il periodo estivo utilizzano soprattutto i pascoli sopra il limite del bosco.

Cervo e camoscio sono pascolatori di tipo intermedio, capaci di adattarsi alla disponibilità trofica che l’area e la stagione offrono. In passato il Parco ha studiato, attraverso specifiche ricerche, il camoscio e il cervo. Queste due specie nell’ultimo decennio hanno avuto dinamiche opposte; il camoscio nel Parco è diminuito, anche a causa della epidemia di rogna sarcoptica, mentre il cervo ha aumentato il suo areale e la sua consistenza. Al fine di comprendere le interazioni tra queste due specie l’Ente Parco e il Parco Nazionale dello Stelvio, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach, il Parco Naturale Adamello Brenta, l’Università degli Studi di Padova e l’Università di Vienna, hanno promosso una specifica ricerca.

Sulle Alpi la sovrapposizione nella dieta osservata tra il cervo, il camoscio e in alcuni casi con l’ovino, si pensa possa potenzialmente influenzarne la competizione interspecifica. Il modo in cui la competizione interspecifica si sviluppa ed evolve dipende da diversi fattori tra i quali, per citarne alcuni, l’ambiente, le risorse e la densità di popolazione; ad oggi è ancora poco chiaro quali siano i meccanismi che guidano tali interazioni.

Il declino delle popolazioni di camoscio, in alcune aree, è imputabile anche all’aumento della popolazione di cervo. Ma ci sono ancora diversi aspetti che necessitano di essere approfonditi, in particolare:

l’attuale sovrapposizione nella dieta tra le tre specie di ungulati;

l’impatto del cervo sulla componente demografica e sui tassi di crescita del camoscio;

come avviene il meccanismo di concorrenza tra le tre specie;

La prima fase della ricerca è stata realizzata nel corso del 2020 e ha visto la raccolta di campioni organici di tutte e tre le specie. L’analisi di tale materiale permetterà di indagare la qualità della dieta, il microbioma fecale e i livelli di cortisolo.

Pubblicato il: 12 Aprile 2021

Ultimo aggiornamento: 13 Aprile 2021

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