L'altopiano è un habitat adatto per la pernice bianca (Lagopus muta), il tetraonide che vive alle maggiori altitudini e che predilige le praterie alpine, le zone detritiche e le rocce. Per vivere in tali condizioni estreme la specie ha dovuto adattarsi. Così si spiega il fatto che le zampe sono coperte di piumino, che funge da isolante e non fa affondare l'animale nella neve; e anche il dimorfismo stagionale del piumaggio, che permette all'animale di rimanere celato alla vista dei predatori sia in estate fra le pietraie, che in inverno sulla neve.
Il Rifugio Rosetta e le sue immediate vicinanze sono un utile "punto di osservazione" anche per la flora tipica dell'altopiano. Sulle rupi nei dintorni del rifugio si osserva la tipica vegetazione a Potentilla nitida, così caratteristica delle pareti dolomitiche; a questa specie si accompagnano l'endemico raponzolo di Sieber (Phyteuma sieberi) e i pulvini dai fiori poco evidenti della minuartia a otto semi (Minuartia cherlerioides). Ai piedi della rupe si trova un tratto di ghiaione colonizzato dal papavero giallo (Papaver rhaeticum), al quale si accompagnano Thlaspi rotundifolium e Moehringia ciliata.
Un ulteriore interessante punto di osservazione è dato dalle roccette che si affacciano sulla conca di San Martino: qui si trovano Petrocallis pyrenaica, Eritrichium nanum, Silene acaulis, Draba tomentosa, Minuartia sedoides, Pedicularis rosea, Saxifraga caesia, Sesleria sphaerocephala e la genziana del Monte Tricorno (Gentiana terglouensis); in questo ambiente, chi ha la pazienza di cercare troverà le piccole rosette con fiori bianchi (a fioritura relativamente precoce) della endemica e rara Androsace hausmannii.
Altre specie si incontrano sui versanti sassosi dove la neve permane particolarmente a lungo: Armeria alpina, Minuartia verna, Ranunculus alpestris, Achillea oxyloba, Cerastium uniflorum, Saxifraga sedoides, Hutchinsia alpina, Salix retusa.
Nelle vallette nivali dove si accumula sedimento fine e un po' di humus, compaiono poche, ulteriori specie: la sassifraga rosulata (Saxifraga androsacea), Gnaphalium hoppeanum, Taraxacum alpinum, Veronica alpina, Poa supina e Poa alpina.
Sull'altopiano glaciocarsico i fattori ecologici sono estremi: l'innevamento molto lungo riduce il periodo vegetativo a soli due-tre mesi. Il substrato non facilita la formazione di suolo, né la permanenza di acqua. La varietà floristica è quindi ridotta; a prima vista l'altopiano sembra nudo e privo di ogni forma di vita. Osservando più attentamente si nota che qua e là qualcosa fiorisce, almeno ai primi di agosto: si tratta di sporadici esemplari di Cerastium uniflorum e Saxifraga androsacea, cui però si accompagna la "regina" - modesta quanto interessante - degli altipiani glaciocarsici delle Dolomiti: la sassifraga di Facchini (Saxifraga facchinii). Questa specie, endemica "stretta" delle Dolomiti, s'incontra proprio nelle zone più elevate e inospitali, dove sembra che nulla d'interessante possa crescere. È stata dedicata al più grande botanico trentino, primo esploratore della flora delle Dolomiti, Francesco Facchini di Forno di Fassa (1788-1852).