Il “RElitto MasO”. L’edificato, il vivente, il sepolto

Stratigrafie di architetture, vegetazione e suoli attraverso l’indagine archeologica a Tambaril

Stratigrafie di architetture, vegetazione e suoli attraverso l’indagine archeologica di un micro sistema insediativo montano.

È il titolo di una ricerca del Parco, che stanno conducendo Simone Gaio e Alberto Cosner. Prevede lo studio di una struttura insediativa di media montagna caratterizzante il territorio, sintetizzabile nel “sistema maso”, quel complesso produttivo a carattere stagionale composto perlopiù da stalla, fienile e caséra, inserito in un’area a prato e bosco, analizzata tramite metodologia archeologica nella sua evoluzione storica fino al parziale abbandono o alla sua modifica di funzione produttiva.

La ricerca si colloca nel dibattito sulle strutture rurali della montagna alpina, nella loro evoluzione dall’epoca medievale fino al XX secolo, e mira a comprendere le trasformazioni radicali tutt’ora in corso subite da questo paesaggio. L’attore principale di questi cambiamenti è l’uomo che ha modellato il territorio da un lato con disboscamenti e bonifiche per la creazione di aree utilizzabili, i prati di pre e post alpeggio e i pascoli, e dall’altro con la costruzione di insediamenti sparsi e di una rete infrastrutturale, strade e terrazzamenti.

L’approccio pluridisciplinare della ricerca (storico, ambientale e archeologico) può fornire elementi utili a caratterizzare, da differenti punti di vista, contesti rurali come questo, apparentemente privi di storia. Inoltre può portare progressi nell’interpretazione del significato economico e sociale dei resti materiali, nello studio delle tecniche di costruzione e nell’organizzazione e diffusione di attività artigianali.

La scelta di utilizzare tale approccio offre anche la possibilità di analizzare sistemi produttivi e costruttivi partendo da elementi materiali; i dati ottenuti dall’analisi delle murature (in pietre e malta, in legno) e delle tecniche costruttive relative possono arricchire le strategie di conservazione di edifici di pregio con misure di conservazione e restauro integrate alle tecniche e ai materiali antichi dando risposte concrete ed immediate su possibili interventi. Dai dati ricavati dall’indagine e dallo studio dell’insieme di questi, infatti,si evidenzieranno gli indirizzi di intervento di recupero e salvaguardia proposti per i siti esaminati ma potenzialmente estendibili a contesti simili.

Nel progetto si analizzeranno due siti specifici.

Il primo è un complesso caséra– stalla tabià– prato in località Tambaril, molto esemplificativo del sistema insediativo che caratterizza l’alta Val Canali, dove è ben visibile un degrado di natura sia antropica (elementi architettonici decontestualizzati o assenti, interventi di recupero errati, …) che “naturale” (abbandono del prato, “rinaturalizzazione” del territorio, …).

Il secondo sito preso in esame è un complesso caséra– stalla tabià – prato in località Camp (edificio questo già in comodato d’uso al Parco) “atipico” per il contesto storico-geografico in cui è inserito: si tratta infatti di una proprietà storica del Conte Welsperg e per questo sotto alcuni aspetti singolare dal punto di vista architettonico.

Molti e diversi sono i risultati e prodotti che il progetto propone insieme all’analisi di dettaglio: dall’inserimento nel database della ricerca “Le fonti per la storia” dei dati emersi nella fase di indagine storica e loro pubblicazione su WebGis, alla creazione di un database specifico per il sito di indagine e la possibile organizzazione e promozione durante tutto il percorso di ricerca di laboratori mirati ad alunni delle scuole, famiglie, adulti e personale specializzato da inserire in laboratori o percorsi già promossi dal Parco o da creare ex novo, in particolare per la formazione di personale specializzato nella riproposizione di interventi in muratura adeguati alla edilizia rurale storica.

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