Il gallo cedrone. Ecologia, status e conservazione

“Fare il punto sulla ricerca, la conservazione e la gestione del gallo cedrone nell’area protetta”

“Fare il punto sulla ricerca, la conservazione e la gestione del gallo cedrone nell’area protetta”, questo l’obiettivo del Convegno svoltosi, lo scorso 5 ottobre, a Mezzano (TN) e promosso dal Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino e dall’Università di Friburgo. Presenti numerosi esperti ed operatori del settore, ma anche ricercatori europei, a testimonianza dell’importanza e della risonanza della ricerca sulla specie che il Parco ha avviato quattro anni fa.

“La volontà di concentrarsi su questa splendida specie – ha ricordato Vittorio Ducoli, Direttore del Parco – è dovuta al fatto che rappresenta una bandiera per il territorio del Parco, una presenza che in molte altre parti delle Alpi è minacciata. La sua conservazione – ha aggiunto – comporta la necessità di affinare, sempre più, la gestione territoriale complessiva dell’area protetta”.

Piergiovanni Partel, Responsabile del settore Ricerca e Conservazione del Parco ha delineato il quadro della ricerca avviata dal Parco e dei risultati preliminari ottenuti.

“Siamo partiti – ha ricordato – con i primi censimenti della popolazione di gallo cedrone nel lontano 1992. Nel 2007 abbiamo avviato i primi contatti con Università di Friburgo, che hanno consentito di gettare le basi per la realizzazione di questa ampia ricerca scientifica”.

Una ricerca che ha visto nel triennio 2009-2011 la cattura sulle arene di canto dell’area protetta e delle aree limitrofe di 21 galli cedroni. Un piccolo radiocollare di appena 19 grammi, applicato agli esemplari catturati, ha permesso di seguire i loro spostamenti nel corso del tempo, consentendo di raccogliere importanti dati sugli spostamenti e l’utilizzo dell’habitat.

Luca Rotelli, esperto di galliformi che assiste il Parco per conto dell’Università di Friburgo nell’ambito della ricerca in corso, si è soffermato sull’importanza dei dati e delle informazioni emerse dalla ricerca quale strumento per l’individuazione di misure di conservazione efficaci, esponendo anche i primi risultati sugli spostamenti dei galli cedroni muniti di radiocollare, mentre il biologo Albin Zeitler ha affrontato il tema della compatibilità della conservazione del gallo cedrone con le attività antropiche, con particolare riferimento alla pratica dello sci e dello sci alpinismo, portando esperienze europee nelle quali si sta lavorando per l’istituzione di aree di rispetto per i tetraonidi.

Ilse Storch, docente dell’Università di Friburgo, responsabile scientifico della ricerca in corso nel Parco e tra i maggiori studiosi di tetraonidi a livello mondiale – è tra l’altro referente della IUCN (Organizzazione mondiale per la conservazione della natura) per la materia – ha parlato in particolare dell’influenza delle condizioni meteorologiche sulla dinamica di popolazione dell’urogallo: pur essendo la specie ben adattata ai climi rigidi delle Alpi, in anni con primavere fredde e piovose si evidenzia un minore tasso di sopravvivenza dei pulli, per cui anche questo fattore può influire sulle dinamiche a lungo termine delle popolazioni di questa sensibile specie.

La professoressa Storch ha anche fornito alcune raccomandazioni di carattere generale in tema di gestione. Si tratta di evitare soprattutto il disturbo durante il periodo della cova e dell’allevamento dei pulli, perché i piccoli di gallo cedrone sono molto vulnerabili. In particolare, fra gli aspetti concreti, ha suggerito di non prevedere utilizzazioni forestali in tali periodi e di attuare misure di contenimento di altre forme di disturbo antropico.

Al convegno è stato presente, tra gli altri, il Dr. Ettore Sartori, sino a pochi mesi fa direttore del Parco e a cui va il merito di avere attivato l’importante ricerca che l’Ente sta conducendo.

È inoltre in corso in questi giorni l’incontro dei ricercatori alpini che si occupano di gallo cedrone, evento a cadenza annuale della durata di tre giorni che viene svolto a rotazione in varie località europee e che quest’anno è stato organizzato dal Parco e dall’Università di Friburgo, in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e la Consulta distrettuale dei cacciatori di Primiero.

 

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