Il cervo nel Parco. La ricerca scientifica e la gestione

Si è parlato dei risultati della ricerca scientifica sul cervo e sulle prospettive gestionali nelle Dolomiti orientali nella giornata di studio svoltasi lo scorso 12 febbraio a Primiero.

Si è parlato dei risultati della ricerca scientifica sul cervo e sulle prospettive gestionali nelle Dolomiti orientali nella giornata di studio svoltasi lo scorso 12 febbraio a Primiero. Promotori il Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino, l’Associazione Cacciatori Trentini, il Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento e l’Università di Siena.

“La giornata di studio – ha detto il Presidente dell’Ente Parco, Giacobbe Zortea – è l’occasione per parlare dell’ambito della ricerca scientifica, che è uno dei settori che sostanziano l’azione del nostro Parco. In questa direzione – ha sottolineato – intendiamo proseguire, consapevoli che la ricerca scientifica permetta di approfondire le conoscenze dei contesti naturali, premessa fondamentale per l’adozione di strategie e di politiche ambientali che guardino ad uno sviluppo del territorio in termini di sostenibilità”.

Hanno portato un saluto anche il Responsabile dell’Ufficio Faunistico della P.A.T., Ruggero Giovannini e il Presidente della Consulta di Primiero Livio Fabio Grisotto, che hanno sottolineato l’importanza della collaborazione fra istituzioni pubbliche e associazioni in tema di gestione faunistica.

La ricerca

La ricerca sul comportamento spaziale, i movimenti stagionali e la dispersione del cervo nel Parco si può dire unica nel suo genere per l’arco temporale, è iniziata nel 2001 e si è conclusa definitivamente nel 2009, e per la mole dei dati raccolti.

Nell’illustrare i risultati della ricerca si è posta l’attenzione sugli aspetti gestionali che riguardano il miglioramento complessivo dello status di questo cervide.

Anna Bocci dell’Università di Siena si è soffermata sulla ricerca e a proposito del comportamento spaziale del cervo nell’area protetta, ha ricordato la elevata mobilità, con casi di dispersione giovanile che hanno raggiunto distanze dal sito di cattura superiori ai 60 chilometri e percorsi migratori di oltre 30 chilometri.

Andrea Monaco, della stessa Università, ha posto attenzione al tema del rapporto tra scienza e tradizione nella gestione del cervo nel Parco e nelle Dolomiti orientali.

È stato ricordato di come la bassa presenza nell’area di esemplari maschi, di rango elevato con età avanzata si debba mettere in relazione alla tradizione venatoria. Da qui la necessità della messa in campo di idonee strategie che permettano di mettere in relazione i dati della scienza e della ricerca con la tradizione e l’esperienza venatoria.

La tavola rotonda condotta da Alessandro Brugnoli, dell’Associazione Cacciatori Trentini, è stata particolarmente partecipata e ha messo in evidenza le possibili implicazioni gestionali derivanti dalla ricerca.

Presentazione di Anna Bocci

Presentazione di Andrea Monaco

Cartolina invito

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