Dieci anni dalla scomparsa di Roswitha Asche

Aveva svolto tredici anni di ricerche etnografiche nella Valli del Vanoi e del Cismon

Al Parco la chiamavamo tutti Frau con una vena di rispetto e di ammirazione. Era arrivata da noi nel 1993 dopo aver scoperto la ricchezza antropologica delle nostre valli al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige dove venne presentata all’allora direttore del Parco Ettore Sartori. Aveva già operato precedentemente in Germania, in Austria, in Alto Adige e in Trentino con istituti culturali e musei di prim’ordine. Si innamorò presto delle nostre valli, della nostra cultura materiale e della nostra gente, anche se non lo dava spesso ad intendere attraverso il rapporto con le persone. Lo svantaggio della lingua, considerato che non parlava l’italiano e molti di noi non parlavano il tedesco, ma anche la sua estrema riservatezza, non permisero spesso di entrare in confidenza con lei. La conoscenza di Frau Asche è avvenuta principalmente attraverso l’ammirazione dei suoi magnifici disegni che parlavano, anzi gridavano in quella lingua internazionale propria dell’arte, comprensibile a tutti, ma particolarmente comunicativa fino al brivido di commozione, con coloro che avevano vissuto l’economia di sussistenza e che ben conoscono il nostro territorio e tutta quella serie di oggetti ed attrezzi legati alla cultura materiale.
I suoi grandi acquerelli paesaggistici, panoramiche orizzontali e sezioni verticali di territori ampi senza tempo, sono studiati e realizzati con tecniche che stanno tra il naif e il disegno geografico dei cartografi del Settecento.
Le sue chine, a volte acquerellate solo in parte, seguono le tecniche classiche del disegno archeologico e la rappresentazione “viva” degli oggetti e degli attrezzi della cultura materiale.
Dalle le sue opere traspare sempre la presenza dell’uomo, o meglio, la sedimentazione di un numero indefinito di generazioni che hanno contribuito a plasmare un paesaggio culturale ben definito.
Gli attrezzi provenienti dalla nostra civiltà contadina che lei aveva pazientemente scovato, raccolto ed in parte restaurato, sono oggi a disposizione per le iniziative del Parco nell’ambito di azioni ad allestimenti legati al Sentiero Etnografico del Vanoi.
Quest’anno ricorre il decimo anniversario della scomparsa di Frau Roswitha e tutti noi vogliamo ricordarla oltre che per il suo grande valore artistico e documentale anche per l’esempio di umanità che ci ha trasmesso. Grazie Frau!

I dipendenti del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

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